DLF Nissa Rugby, Aristide Barraud ha presentato il suo libro “Ma non affondo”. Il messaggio dell’ex-rugbista francese: “Credere nella pace e non affondare nell’odio”
“Con il mio libro voglio trasmettere un messaggio di pace. Avevo bisogno di testimoniare che anche nel momento più difficile non bisogna cedere e vivere nell’odio e nella rabbia ma, andare oltre e possiamo farlo insieme: grazie alla famiglia, agi amici, al rugby. Possiamo rompere questi cerchi negativi: non affondare, ci rende più forti. Dobbiamo rimanere uniti e credere nella pace”. Diretto, garbato ma, deciso ed incisivo Aristide Barraud, ex rugbista francese sopravvissuto agli attacchi degli estremisti islamici a Parigi nel novembre del 2015, che ha presentato a Caltanissetta, cura della DLF Nissa Rugby e con il patrocinio della FIR, il suo libro “Ma non affondo”, edito da Operaincerta, presso i locali della Banca Sicana tramite la Fondazione Sicana.
Lo scrittore, cha ha vissuto e giocato per anni in Italia e che è innamorato del Belpaese, ha “sviscerato” le motivazioni e le emozioni che contengono il suo scritto, guidato dalle puntuali ed articolate domande di Marina Castiglione, professoressa ordinaria di Linguistica italiana e Coordinatrice del Dottorato di ricerca in Studi umanistici presso l’Università degli Studi di Palermo.
Il dialogo, tra l’autore e la professoressa, ha condotto per mano il numeroso pubblico presente, nel percorso interiore di questo giovane nato nelle banlieue parigine che punta tutto sul rugby, sua passione e ragione di vita e che si ritrova in fin di vita su un letto di ospedale.
Aristide all’epoca aveva ventisei anni e da poco più di due anni si era trasferito in Italia. Giocava nel Mogliano, in Top 12, e prima, in Francia, aveva vestito le maglie del Massy, dello Stade Français e, in Italia, del Lyons Piacenza. Quella maledetta sera lui è davanti al ristorante “La Petite Cambodge”, con gli amici e la sorella. Le pallottole gli fratturano diverse costole, gli perforano un polmone, gli sbriciolano una caviglia. Arriva in ospedale che è in condizioni disperate, al punto che i medici preferiscono prestare le prime cure agli altri feriti, “tanto per lui c’è poco da fare”. E invece Aristide tiene duro, viene operato e si riprende. E vuole ricominciare a giocare. Sei mesi dopo torna a Mogliano e inizia ad allenarsi. Ma il rugby è uno sport di contatto e gli scontri, anche in allenamento, sono duri. E così, seppur a malincuore, decidere di appendere le scarpe bullonate al chiodo. Un microcosmo di eventi tragici che invece nell’animo dello scrittore originano delle pagine che diventano un libro forte ma, positivo: un inno alla speranza.
Marina Castiglione sottolinea: “Il libro racconta di una rinascita di come l’autore, dopo gli eventi devastanti che ha vissuto, scopra una nuova possibilità di vita fuori dal rugby che è stato il perno della sua giovinezza e doveva esserlo per il suo futuro. Scrive in maniera semplice ma intensa, il libro si legge con facilità; ogni punto racconta di un’esperienza vissuta con il livello di consapevolezza e di fortuna dell’essere rimasto vivo, con pudore. La focalizzazione di Aristide è verso l’amore per la vita, per dirigerci verso un mondo di pace per tutti”.
Al termine della presentazione Andrea Lo Celso, Direttore sportivo della DLF Nissa Rugby, ha donato l’iconica maglietta “Nissa Rugby Family” ad Aristide Barraud ed a Marina Castiglione, evidenziando: “Abbiamo vissuto una serata particolare. Le parole di Aristide hanno raccontato emozioni potenti che ci hanno fatto riflettere, non vedo l’ora di leggere il libro, cosi come tanti dei presenti. Grazie a Marina Castiglione; la sua competenza e la sua passione, hanno reso questa presentazione ancor più incisiva. Sport e letteratura hanno dei punti in comune: regalare emozioni e dispensare valori”